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La leggenda del tortellino bolognese – L’ombelico di Venere

Leggenda del tortellino bolognese

La leggenda del tortellino bolognese risale al 1200 ed è ispirata alla “Secchia rapita” cantata dal poeta Alessandro Tassoni.

La leggenda del tortellino

Il tortellino bolognese e le sue leggende

Se avete intenzione o state effettuando un tour enogastronomico a Bologna con i vostri pargoli, certamente non potete non raccontare loro la Leggenda del tortellino bolognese.

In realtà ne esistono diverse versioni, scegliete voi quella che più vi piace da poter raccontare loro.

L’ombelico di Venere

La leggenda narra che una sera, nel 1200, gli Dei Bacco, Marte e Venere, si fermarono in una locanda Corona di Castelfranco Emilia per riposare.

I tre dei dormirono in letti comodi tutta la notte.

Il mattino seguente, di buon’ora, Bacco e Marte, si allontanarono dalla locanda, lasciando Venere riposare come lei voleva.

Quando Venere si svegliò, vedendosi sola nella stanza della locanda, chiamò i suoi compagni di viaggio.

Purtroppo, Bacco e Marte non c’erano e, al loro posto si presentò l’oste della locanda.

Alla vista di Venere, così bella in abiti succinti e così perfetta in ogni sua forma, l’oste rimase meravigliato, estasiato. Era una donna perfetta!

Scese di corsa in cucina e, ispirato da cotanta bellezza, iniziò a tirare la sfoglia per la cena. Il pensiero era sempre fisso alla perfezione vista poco prima!

Decise dunque di riprodurre con la sfoglia l’ombelico della dea. Riempì dunque i pezzetti di sfoglia con la carne e diede la forma dell’ombelico, creando quindi il primo tortellino ripieno!

L’ombelico della marchesina

Si narra che, nel 1200, una giovane e bella marchesina arrivò a Castelfranco Emilia con una carrozza trainata da 4 cavalli.

La bellissima marchesina si fermò nella locanda Corona per riposare.

Il locandiere, vista la bellezza della donna, rimase estasiato, tanto che, quando l’accompagnò al suo alloggio, restò a guardare la perfezione della marchesina dal buco della serratura.

Era veramente stupenda e le sue fattezze erano di uno sconvolgente splendore. Il locandiere era sempre più affascinato. L’avvenenza della donna trovò il culmine nel suo ombelico. Era la perfezione assoluta!

L’uomo, alla vista di cotanta magnificenza, corse nelle cucine per riprodurre quella eccellente armonia. Prese un pezzo di sfoglia, la tirò a dovere e la riempì con un impasto di carne.

Nel richiuderla modellò alla perfezione l’ombelico della marchesina!

 

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