Siamo arrivati a Canazei sabato, è lunedì e da ieri che sto tentando di trovare un’uscita guidata con le ciaspole! Eh sì, ho proprio voglia di fare la mia prima ciaspolata!
D’altronde siamo arrivati qui in 5 e io sono l’unica che non scia, ho impostato la mia settimana bianca sul relax, massaggi e spa, ma ogni tanto un po’ di moto ci vuole! Anche perché, come in tutte le settimane di questo tipo, la sera si mangia parecchio e smaltire un po’ durante la giornata non fa mai male!
Le ciaspolate partono quasi tutte la mattina, mentre io ne cercavo una nel pomeriggio. La mattina è dedicata interamente al benessere! Il mio massaggio alla candela di oggi non si discute!
Finalmente ieri sono riuscita a trovare un tour che parte alle 12:30 e si protrarrà fino alle 16:30. Il problema è che fino a ieri ero l’unica ad aderire all’iniziativa e con una sola persona il tour non parte ☹.
Stamattina di buon ora ho lasciato i miei al deposito sci per la loro giornata di sport e io mi sono avviata verso l’agenzia per vedere se qualcun altro ha deciso di iscriversi a tour.
Sono le 9:30, la signorina è al telefono con un altro gruppo di persone, capisco che stanno prenotando la gita di oggi e inizia a salire l’adrenalina… il tour partirà! 😊 Non vedo l’ora!
Saluto e, felice per la buona notizia (la mattinata è iniziata proprio bene), mi reco alla spa per il mio massaggio mattutino. Trovo Martina, come ogni giorno, ad accogliermi con un sorriso.
Questa mattina ha scelto per me il massaggio con la candela svedese ai frutti di bosco!
Il massaggio tibetano mi rimette al mondo, sarà il burro di Karitè, saranno i profumi del guaranà, dello zenzero, della calendula e del cardamomo, o sarà la voce di Martina che mi illustra tutte le proprietà di questo massaggio, ma alla fine mi sento rinata!
Leggera e rilassata alle 11:00 sono fuori, la temperatura è -10, ma tutto sommato non si avverte il gelo, forse perché l’atmosfera è secca, forse perché sono ancora rilassatissima e non ci penso.
Inizio a camminare per il paese, tutti i negozietti di souvenir e di prodotti tipici attirano la mia attenzione, ora uno gnomo delle nevi, ora un bavaglino delle Dolomiti, ora un negozio di marmellate, miele e formaggi, e piano piano mi ritrovo davanti a un cartello che cita: “La casa dello speck”!
Come farsi sfuggire l’occasione? In un attimo sono dentro un paradiso, dinnanzi a me speck di ogni pezzatura, salami di cinghiale, capriolo, cervo… per non parlare del banco sul fondo dove sono presenti formaggi di ogni tipo! – Ok, ok, calma! – mi dico – Tornerai in questo posto prima di ripartire, per portare a Roma un pezzo della cultura culinaria delle Dolomiti! – Intanto: un assaggino no? D’altronde tra poco meno di un’ora c’è la ciaspolata e lì non mangeremo!
Qui hanno pane, speck e formaggi, direi che un panino prima di partire è d’obbligo!
La signora al banco è molto gentile, mi consiglia di assaggiare il brie di malga che fanno loro e di abinarlo allo speck. “Non è come il brie francese” mi dice. Effettivamente degustandolo, lo trovo molto meno intenso di quello francese e abbinato allo speck è davvero ottimo!
Bene! Panino finito, ora avviamoci verso il ritrovo della ciaspolata. Il punto di ritrovo non è vicinissimo, conviene muoversi!
Alle 12:25 sono all’appuntamento e c’è anche un’altra signora sulla cinquantina, Vera, che si presenta subito. Dall’accento non riesco a capire se si tratta di una signora italiana o straniera. Mi dice che viene da Varese, ma a me sembra più straniera, mi dà l’impressione di essere russa o giù di lì.
Poco dopo ci raggiunge anche Magda, di La Spezia. Ogni luogo che nominano per me è un luogo da scoprire, una metà da raggiungere. La Spezia e le cinque terre (chissà quando riuscirò a organizzare), Varese e il palazzo e i giardini Estensi, le passeggiate ciclopedonali (ok, ok, devo organizzare un week end anche a Varese!).
Sono ormai le 12:30 e arriva Mauro, la nostra guida e un altro gruppo di Potenza 2 uomini (Rocco ed Enrico) e 2 donne (Ana e Mrs X, non ricordo il nome!).
Saliamo in macchina con Mauro e ci avviamo in direzione Passo Sella. In macchina Mauro è molto loquace, chiacchieriamo un po’ della nostra vita “extra Val di Fassa”.
Magda è un’archeologa, viveva a Roma, ma da poco si è trasferita a La Spezia e lavora nel museo archeologico della città. Vera, invece, è infermiera.
Mauro, nato e cresciuto in Val di Fassa, è ovviamente esperto di tutti gli sport alpinistici, in particolare spesso scia freeride (fuoripista) e ci dice che lo trova fantastico!!! Io lo trovo pericoloso, ma io sono più “cittadina”!!!
Dopo la piacevole chiacchierata ci troviamo a Pian Schiavaneis. Scendiamo dalla macchina e Mauro ci spiega come indossare le ciaspole, ci aiuta (ovviamente) e dopo pochi minuti siamo tutti “inciaspolati”. Possiamo iniziare!
In fila, dietro a Mauro, iniziamo ad inoltrarci nella neve fresca. Pochi passi e siamo in mezzo al nulla!
Intorno a noi solo neve, abeti e piccole impronte!
Il primo grande albero che ci si presenta davanti è un grande abete rosso. Mauro ci spiega che gli abeti rossi sono gli alberi più comuni in Val di Fassa, si differenziano dagli abeti bianchi (che sono presenti in altitudini più basse) perché hanno le pigne che vanno verso il basso. È veramente gigante!
Continuiamo ad addentrarci nel bosco e a mano a mano che camminiamo incontriamo impronte di animali. Nella neve fresca si distinguono perfettamente le orme di chi è passato e Mauro non perde occasione per darci spiegazioni su tutte le impronte che incontriamo. Ora la lepre, ora il capriolo, ora la volpe e ora lo scoiattolo!
Mi consola il fatto che non abbiamo visto le orme del lupo! Ana, la logorroica del gruppo (ogni gruppo ne ha una), non si rassegna al fatto che non incontreremo lupi nella zona!
Continuiamo la ciaspolata passando sentieri piuttosto tortuosi, la neve è molta e spesso qualcuno di noi (me compresa) affonda nella neve fresca. Essendo per tutti la prima volta sulle ciaspole, non abbiamo molto chiaro il funzionamento, ma ce la caviamo abbastanza!
Mauro, dal canto suo, è una brava guida, attenta alle esigenze di tutti e devo dire anche molto loquace. Ci fermiamo davanti al pino mugo. Io trovo veramente interessante la spiegazione, sarà che l’anno scorso, quando eravamo sulla Marmolada, si trovava spesso la grappa al pino mugo e mi sono sempre chiesta quale pianta fosse.
Eccolo davanti a me, il pino mugo, completamente ricoperto dalla neve, talmente coperto che spunta fuori solo qualche ramo.
Eh sì, il pino mugo l’inverno passa il suo tempo per lo più sotto la neve, d’altronde più che un albero vero e proprio si tratta di un cespuglio! Da questa pianta si ottengono molti estratti “benefici” per la salute (a quanto pare attiva la circolazione sanguigna, scioglie tensioni muscolari e rinfresca la mente).
Ed ecco un passaggio sotto un tronco, è stato un po’ complicato, ma per fortuna non ci sono stati feriti 🙂
Mentre eravamo intenti a passeggiare ricordando gli effetti benefici del pino mugo, ecco che ci fermiamo davanti a una pianta dai racconti ancora più interessanti: il pino cembro.
Il pino Cembro è la pianta per eccellenza della Val di Fassa (ci dice Mauro). Innanzitutto è un legno molto pregiato, un parquet di cirmolo (come lo chiamano qui) è sicuramente molto ma molto più caro di un qualsiasi altro parquet.
Inoltre esiste uno studio sul Cirmolo, effettuato in Austria, che testimonia che il pino Cembro ha effetti positivi sul benessere psicofisico dell’uomo.
In questo studio, infatti, tre coppie sono state fatte dormire in tre stanze differenti, una fatta di betulla, una di abete rosso e l’altra di cirmolo. È stato dimostrato che la coppia che soggiornava nella stanza di Pino Cembro aveva una minore frequenza cardiaca in situazioni sottosforzo. Un vero e prorprio toccasana per la vita umana!
Resterei ad ascoltare i racconti di Mauro, ricchi di particolari, per ore e ore!
Il Cirmolo, inoltre è l’unico pino di queste zone ad avere dei pinoli degli di essere chiamati tali, quindi sono adatti anche in cucina, per la verità il dolce per eccellenza di queste parti, lo strudel, viene fatto proprio con questi pinoli.
Abbandoniamo il cirmolo e proseguiamo verso le pendici del passo Sella. Intorno a noi montagne altissime sfoggiano cime particolari. Dinnanzi a noi Sassolongo e le sue vette: le cinque dita, il dente, il dente di Mezdì, Forcella Sassolungo, Sasso Levante, Sasso piatto e Sassolungo!
Saliamo, saliamo e siamo di fronte a una delle pareti più scalate di tutte le alpi. È esposta a sud-est, è altissima e, nonostante quando siamo partiti facessero -10°, qui si muore di caldo. La neve si scioglie, spesso si vede cadere e sciogliersi neve dal muro che abbiamo davanti.
Siamo nel nulla più assoluto e… vorrei sprofondare quando, dopo qualche minuto di pausa, il mio cellulare inizia a squillare! Ho dimenticato di metterlo in silenzioso!
Vabbè, capita. Sono mio marito e mio figlio che giustamente vogliono sapere come va. Mi fa un po’ paura questo posto, sarà che sono proprio sotto questa immensa parete, sarà che la neve ogni tanto si scioglie e pezzi abbastanza grandi cadono in terra dall’alto, sarà che… oh mamma un cartello: “Linea mortale”!
Già avevo i miei timori in questo posto, poi anche il cartello… andiamo bene!
Finisco la telefonata e chiedo a Mauro della “Linea mortale”. Scopro essere il nome di un percorso da scalare. Confortante direi!
Bene, siamo a metà della nostra gita. Iniziamo la discesa!
Mentre procediamo verso il rifugio, alle nostre spalle, Mauro, ci fa notare una cascata. Sulla parete della “linea mortale”, esposta a sud, abbiamo una bellissima cascatella che, nella parte più alta è sciolta, quindi l’acqua scorre visibilmente in tutta la sua altezza, mentre nella parte più bassa è ghiacciata!
Uno spettacolo molto particolare, che dà l’idea del freddo a valle e del caldo a monte (tutto il contrario di ciò che mi sarei aspettata)!
Accanto alla cascata, un camoscio, sembra stia brucando un cespuglio. Mi chiedo se è di pino mugo 😊.
Siamo quasi arrivati al rifugio, quando Mauro propone una deviazione. Accettiamo volentieri! Ci porta all’interno di un fitto bosco di abeti, è complicato districarsi tra gli arbusti, ma, non senza difficoltà, ci riusciamo. Siamo stanchi, stanchi ma felici di aver visto posti al limite della realtà.
La deviazione è stata anche divertente, molto scoscesa, siamo stati più in terra che sulle nostre gambe, ma va bene così, il contatto con la neve e la natura ci ha rigenerato!
Siamo arrivati al rifugio. Da una parte “finalmente” dall’altra vorrei tornare in mezzo alla natura, in mezzo al nulla!
Ogni cosa bella ha sempre una fine e la nostra è al calduccio con davanti un cappuccino e un buono strudel. Ci stiamo tutti chiedendo se i pinoli dello strudel siano effettivamente di cirmolo oppure no.
Sarà la giornata appena trascorsa, sarà che tra poco riabbraccerò marito e figlio, sarà il massaggio, sarà la ciaspolata, sarà che questo strudel è buonissimo ma mi sento felice! Felice di essere al mondo, felice di girare il mondo, felice, felice, felice!
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